Era una frase che solo lui poteva  pronunciare …

Gino Bartali. Solo a pronunciare il nome viene da sorridere per la simpatia. Un uomo tutto d’un pezzo, nasce il 18 luglio del 1914, esordisce come dilettante nei primi anni ’30, con la squadra “Aquila divertente” nel 1934 si mette in luce vincendo la “Coppa Bologna” e la “Bassano – Monte Grappa”, nel 1935 passa tra i professionisti. Nel 1936 corre con la Legnano e nel 1937 è il capitano di questa squadra, l’obiettivo è vincere il Tour de France, cosa che non gli riuscirà a causa di una caduta. Il Tour de France lo vincerà nel 1938.

La seconda Guerra Mondiale gli porterà via gli anni migliori, avrebbe potuto vincere praticamente tutto, ma nonostante questo mise il suo talento per aiutando a salvare i rifugiati ebrei trasportando documenti e foto tessere che nascondeva nel tubo sella della bicicletta che usava negli allenamenti, la tratta che percorreva era Terontola/Cortona – Assisi. Erano 60 km percorsi con il cuore in gola, con la paura di essere fermato e perquisito. I documenti venivano consegnati poi ad una stamperia clandestina che produceva documenti falsi, necessari alla fuga di ebrei rifugiati.

Forte della sua notorietà non fu mai fermato, se non per quando gli veniva chiesto un autografo, lui raccontava che si stava allenando perché doveva tenersi in forma. Salvò centinaia di persone ma non lo raccontò mai, si seppe quasi per caso molti anni dopo.

Sportivamente vinse molto, Non vinse il Campionato del Mondo di ciclismo, ma vinse il “campionato del mondo” per la grandezza del suo cuore.

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